Gli
animali della mia infanzia non sono cani o gatti, neanche i canarini, che a casa c'erano sempre, o i conigli, che comunque amavo molto, ma gli animali della mia
infanzia sono le mucche. Sono cresciuta con le mucche di mia nonna e degli zii,
sul maso, in alta montagna.
immagine da internet http://www.ariadbosch.it/pic/suedtiroler_kuh.jpg |
Sapevo
bene che le mucche fornivano il latte, e quindi burro, formaggi e latticini
vari, sapevo anche che le mucche fornivano la carne, ma la prima cosa che mia nonna
mi ha insegnato è stato come si pulisce e spazzola una mucca. Lei diceva sempre
“questi animali ci danno da vivere, quindi bisogna rispettarli e trattarli
bene!” Le mucche della nonna credo non abbiano mai ricevuto un colpo di bastone
in vita loro, al massimo una pacca sul sedere per farle smuovere, ed erano
sempre pulite e lucenti.
Ho
imparato come nascono i bambini vedendo partorire una mucca e ho imparato come
vengono “creati” i bambini accompagnando una mucca dal toro di monta del paese.
Ho
imparato a mungere prima di imparare a leggere e scrivere, e in parte ho
imparato a leggere con le lavagnette appese sopra il posto di ogni mucca nella
stalla, perché su quelle lavagnette c’erano scritti il nome della madre, il
nome del padre, la data di inseminazione (artificiale o da monta) e il nome
della mucca stessa. Il nome di ogni mucca iniziava con la stessa iniziale del
nome materno. Per esempio, il capomandria quando ero bambina era Sarah, figlia di
Senta e madre di Soraja. La mia personale mucca si chiamava Gundi ed era figlia
di Greta. Ogni mucca conosceva bene il proprio posto nella stalla, non
sbagliavano mai, quando rientravano dopo la giornata fuori, al pascolo libere
per i boschi.
Conoscevo il suono delle campane da mucca di ogni contadino del circondario, perché ogni contadino ha le sue campane con un particolare suono, e io le conoscevo tutte prima ancora di sapere che due più due fa quattro. Sapevo poco e niente del mondo, ma sapevo
mettere la pomata a Laika che aveva un’infezione alle mammelle e non poteva
allattare il suo vitellino, sapevo dare il biberon al quel piccoletto che
oltretutto era nato in anticipo, insieme a mia nonna ho dormito per 2 notti
nella stalla, con quel vitellino che rischiava di morire; lo tenevamo al caldo,
e gli davamo la pappa ogni due ore, e l’abbiamo salvato.
Conoscevo
ogni sentiero nei boschi, anche quelli più pericolosi e introvabili, perché
quando la mattina la nonna e gli zii liberavano le mucche per poi andare a
lavorare nei campi di fieno io accompagnavo le mucche nei loro giri e rientravo
con loro la sera, quando era l’ora della cena e per loro anche della mungitura.
Quando le mucche arrivavano in uno dei loro posti preferiti, per un po’
brucavano l’erba di montagna, quell'erba piena di fiori che danno quel sapore
inimitabile al latte di alta quota, poi si coricavano e ruminavano al sole, per
ore, pigramente, muovendo solo le orecchie ogni tanto, e la coda, per scacciare
le mosche. E allora, dopo avere magari giocato con un vitellino, o dopo aver
raccolto un po’ di fragole, o un mazzo di fiori per la nonna io mi coricavo in
mezzo a loro, mi appoggiavo su una delle pance enormi e calde e profumate,
sonnecchiando anche io e facendo finta di essere sola al mondo, solo io, le
mucche e gli spiritelli di boschi e monti.
Ripensandoci
oggi a volte vorrei che il tempo si fosse fermato allora, in quell'angolo di
paradiso, di pace e tranquillità, dove tutto era perfetto.
Credevo
che tutte le mucche del mondo vivessero come le mucche della nonna e degli
altri contadini della zona, credevo che tutte le mucche del mondo vivessero
felici e contenti, anche se molte di loro finivano sulla tavola di qualcuno.
Credevo che tutte le mucche del mondo fossero rispettate, con una bambina che
le strigliava e spazzolava ogni sera, che gli intrecciava il lungo pelo delle
code, che gli faceva i grattini tra le corna e che si faceva avvolgere il
braccio dalla lunga e ruvida lingua bovina.
Poi
sono cresciuta e ho visto qualcosa in più del mondo. Ho scoperto che non
tutte le mucche del mondo (e non solo le mucche) vivevano in quella maniera, ma
che anzi le mucche della nonna erano un’eccezione, quasi una favola, quasi una
storia incredibile. In quel momento sono diventata vegetariana ed è finita la
mia infanzia.