Informazioni personali

La mia foto
siamo una famiglia di 2 umani e 7 canidi, una volta parla l'uno, una volta l'altra.

12 febbraio 2014

Sorgenkind


In tedesco il termine Sorgenkind viene da "Sorge", cioè "preoccupazione" e "Kind", cioè "figlio/bambino". E' un termine che indica un bambino o figlio problematico, che ti dà più e particolari preoccupazioni, siano essi di natura psicologica, di comportamento oppure fisica.
Ho sempre pensato che il mio Sorgenkind fosse Poldo, il cane fifone, brontolone, che non vuole uscire di casa e giardino, il cane complessato che litiga con il fratello ogni volta che si sente insicuro. L'ho pensato fino al 6 novembre 2013, quando un fulmine a ciel sereno è caduto sulla nostra famiglia e abbiamo scoperto che Dolly è epilettica.
Poche volte in vita mia mi sono spaventata come quel giorno a trovarmi la mia principessina in convulsioni, rigida, con la schiuma alla bocca, gli occhi sbarrati e senza vita, ero convinta che stesse morendo sotto i miei occhi, i pensieri più irrazionali sfrecciavano nella mia mente, tipo che avesse mangiato qualcosa di velenoso, cosa impossibile, visto che era a casa dove non c'è assolutamente nulla di nocivo a portata dei cani.
Poi la crisi è finita e la ripresa di Dolly è stata rapidissima, tant'è che che si è lanciata allegramente dal finestrino della macchina ferma, dove l'avevamo infilata di corsa per andare dal veterinario.
Nel mese successivo ha avuto altre crisi, quindi con il veterinario abbiamo deciso di iniziare la terapia farmacologica e più o meno siamo tornati alla normalità, mentre io cercavo di informarmi sull'epilessia canina, leggendo, parlando con i veterinari e soprattutto confrontandomi con altri che in famiglia hanno un cane o gatto epilettico, cercando di reprimere la mia paura di questo male del quale in fondo si sa molto poco. 
Dopo 40 giorni di pace Dolly ha avuto un'altra crisi, il vet diceva che era normale, che era comunque un successo, e l'abbiamo accettato, tanto non si può fare altrimenti. Non sapevo ancora che questa crisi sarebbe stata il preludio a ore infernali. 
Questa prima crisi da quando avevamo iniziato la terapia il giorno dopo è stata seguita da altre 4, e ho iniziato a sospettare l'arrivo di crisi a grappolo. Purtroppo avevo ragione. Anche se sapevo che poteva succedere, anche se ero stata avvertita, niente e nessuno poteva prepararmi psicologicamente ai successivi giorni, quando la mia cagnetta ha avuto 10 crisi in 30 ore, a raffica, crisi che le facevano perdere il controllo della vescica, la lasciavano spossata e soprattutto molto molto disorientata.
Non trovo le parole giuste per descrivere cosa si prova a vedere il proprio cane tanto amato in quelle condizioni, è terrificante quando vedi il cane che si irrigidisce e sai che sta per avere una crisi, corri per assisterlo, ma l'unica cosa che puoi fare è impedire che sbatta con la testa e si faccia male, somministrargli del valium per dargli sollievo, tenerlo fermo e sussurrargli parole dolci quando la crisi finisce, per calmarlo, per fargli sentire che ci sei, sempre e comunque, pulirlo con delicatezza dalla bava e dall'urina, tenergli vicina dell'acqua, perché dopo la crisi ha una sete infinita e una fame vorace. Il  senso di impotenza che provavo è indescrivibile, la paura, la preoccupazione, la pena nel vedere la mia Principessa che dopo le crisi girovagava per casa senza meta, inciampando, barcollando, sbattendo contro le pareti e bloccandosi contro un qualsiasi ostacolo, con quello  sguardo spaesato e vacuo. Poi crollava spossata e si addormentava,  per poco tempo, perché ecco che arrivava una nuova crisi.
Non mi vergogno di ammettere che io stessa ero esausta, ad un certo punto l'ansia ha avuto la meglio, mi sono chiusa in bagno per 5 minuti a dare sfogo all'angoscia, a piangere, sommessamente per non fare sentire né a Dolly né agli altri il mio dolore, la mia paura. La tensione era immensa, ogni minimo rumore mi faceva scattare, non riuscivo a chiudere occhio nemmeno per qualche minuto, per rilassarmi un attimo. I pensieri più cupi mi tormentavano, fino al punto di pensare che le crisi non sarebbero più finite, che Dolly avrebbe riportato dei danni e cose simili.
Forse avrei dovuto aspettare il 14 febbraio per scrivere questo post, ho letto che San Valentino non solo è il patrono dell'amore, ma anche degli epilettici, però alla fine l'amore vale sempre, e a questo punto voglio ringraziare le persone che mi sono state vicine, virtualmente, ma non per questo in maniera meno preziosa; grazie agli amici virtuali che mi hanno dato consigli e con amore e affetto hanno mandato un abbraccio e solidarietà. Voglio in particolare ringraziare una strega buona, una persona della quale non so nemmeno il nome reale, ma che in piena notte, quando non  sapevo più come distrarmi e dove sbattere la testa, mentre la mia Dolly finalmente sembrava tranquilla, è rimasta al computer per darmi consigli, ma soprattutto per ascoltarmi e darmi conforto, a condividere con me quello che ha imparato vivendo con il suo cane, il bellissimo Basquiat, che soffre dello stesso male di Dolly. Mi ha aiutato più di quanto possa dire, quindi mi limito a ripetere: GRAZIE

Da 10 giorni Dolly non ha più avuto crisi. Ci ha messo una settimana per riprendersi del tutto, per non inciampare più, per tornare la cagnetta vispa che è sempre stata. Certo, la vita cambia, i barbiturici e sicuramente la malattia stessa rendono Dolly un po' meno vivace, ma lei è una cagnetta allegra, e questo di certo la aiuta a non farsi sottomettere dal male. 
Non sappiamo se, ma più che altro quando le crisi torneranno, può essere fra un giorno, una settimana, un mese, un anno o più anni. Quando succederà sarà nuovamente terribile, niente e nessuno può abituarti alla spaventosa immagine di un cane in crisi epilettica, ma ci dobbiamo convivere e quindi lo facciamo. Dolly è entrata a far parte di quelli che la mia amica Livia chiama i Diversamente Perfetti (e qui chiedo alla sua indimenticabile Yui di vegliare su Dolly da oltre il Ponte Arcobaleno); non ne sono felice, ma accetto la responsabilità di garantire alla mia Dolly perfettamente imperfetta la vita migliore che possa offrirle. Non comprenderò mai come ci possano  essere persone che abbandonano senza scrupoli il proprio cane o gatto appena scoprono che ha un problema di salute e concludo citando mia madre: 
"In famiglia il Sorgenkind, il figlio che per un motivo o per un altro ti dà maggiore pena è anche il figlio a cui tieni di più, il figlio che vuoi proteggere a tutti i costi, che non mollerai mai, qualsiasi cosa accada. Una madre ha un posto speciale nel cuore per il suo Sorgenkind, non lo ama più di altri figli, ma lo ama con un'intensità diversa."






Nessun commento:

Posta un commento