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siamo una famiglia di 2 umani e 7 canidi, una volta parla l'uno, una volta l'altra.

14 luglio 2014

Forse, fatti, e forte-forte

L'epilessia di Dolly non sta migliorando, nonostante la terapia. 

FORSE ancora non abbiamo trovato il dosaggio giusto di Fenobarbital, o FORSE bisognerà abbinare il bromuro di potassio. Domani andremo dal veterinario per il prelievo per la Fenobarbitalemia e vedremo il da farsi.

FATTO è che puntualmente ogni 7-10 giorni Dolly ha una crisi epilettica, anzi, spesso ne ha 3 o 4 di seguito. FATTO è che dall'ultimo aumento del dosaggio ne ha avute massimo 2 alla volta, qualcuna meno violenta del solito.

FORSE questo è un segno positivo, FORSE ci vuole solo altro tempo. 

FATTO è che sono preoccupata. FATTO è che ho paura. FATTO è che sono terrorizzata, fino al midollo, fino al più profondo dell'animo, così terrorizzata che sto male, mi si stringe la gola, lo stomaco, il cuore.

E la stringo a me, la mia principessa ... la stringo FORTE-FORTE

27 giugno 2014

Ambasce

Confesso che la prima volte che me li sono trovati di fronte, al buio durante la passeggiata notturna, mi sono spaventata: un gruppo di 9 cani, randagi o comunque cani liberi, alcuni di loro di taglia grande, tutti abbaianti e tesi. Io ero con Bianca, Maske, Dolly e Bruto, quest’ultimo al guinzaglio lungo, le altre tre libere. Ci siamo bloccati, tutti e cinque.
Normalmente quando durante l’uscita con i miei pupi incontro dei cani liberi sono tranquilla, mando Bianca in avanscoperta, lei è la più esperta e diplomatica della banda, la più brava a capire le intenzioni dell’altro cane. Questa volta, però, ci trovavamo davanti un intero gruppo di cani, tutti abbaiavano e saltellavano nervosi, un cagnolone grandissimo, peloso e imponente davanti a tutti, con una voce profonda e un atteggiamento diffidente. Stavano proteggendo un territorio, forse una cucciolata, là dietro da qualche parte, era primavera inoltrata … la cosa peggiore che poteva succedere era che partissero tutti insieme contro di noi, per me sarebbe stato impossibile gestire una rissa tra i miei 4 cani e loro 9. Dolly, cauta come sempre, era appiccicata alle mie gambe, Bruto, tesissimo piazzato davanti a me, per fortuna al guinzaglio, Bianca e Maske davanti a noi, tese anche loro, ad annusare l’aria con fare protettivo. Bianca mi guardava con la domanda stampata sul muso “Che faccio? Ci vado?” “Sì”, le ho risposto, “vai, ma piano piano, fai attenzione! Noi siamo dietro di te, tranquilla.”
Così Bianca si avvicina piano al capo del gruppo, un meticcio di cane da gregge impressionante, a pelo lungo bianco e nero, alto, fiero e attento. Lui abbaia, Bianca rallenta ancora di più i passi, ma non si ferma, coda e schiena dritta, la testa leggermente abbassata, ogni tanto annusa per terra senza distogliere lo sguardo da lui, il Capo. Subito dietro di lei c’è Maske, la mia piccolina che ha il terrore degli essere umani, ma affronterebbe qualunque altro cane del mondo senza paura. Il Capo fa qualche passo verso Bianca, anche lui ha un vice subito dietro. Sembra un incontro diplomatico tra due ambasciate. Io osservo, pronta, insieme a Bruto, ad eventualmente scattare in avanti, ma per ora ci teniamo in disparte, lasciamo fare questo lavoro delicato a chi di competenza.

Finalmente il Capo smette di abbaiare, e così smettono anche gli altri 7 dietro di lui. Fa ancora qualche passo verso Bianca e Maske, il suo Vice si prende di coraggio e lo supera per avvicinarsi a Maske. Allora Bianca gira la testa di scatto verso lui, ringhiando sommessamente e rizzando il pelo della nuca, minacciosa, la sua sorellina non si tocca. A quel punto il Capo mi sorprende, anzi, ci sorprende tutti: fa uno scatto verso il Vice, gli prende la nuca fra le fauci, piano, senza fargli male, e lo spinge indietro, poi gli lascia la nuca e gli dà un buffetto amichevole col muso. Il Vice capisce, rispetta l'autorità e rimane indietro. Il Capo torna a concentrarsi su Bianca, la tensione è sensibilmente diminuita, in tutti noi presenti. Il Capo si avvicina, Bianca gli va incontro, i tartufi si toccano, le code battono frenetiche, e finalmente inizia il rituale dell'annusarsi. Dopo il Capo tocca al Vice, e quando anche lui si è annusato per bene con Bianca si può finalmente anche avvicinare Maske. 
Il tutto è durato circa venti minuti, ed è successo un paio di mesi fa. Ormai li incontriamo ogni 2 o 3 giorni, ogni volta che facciamo quel particolare giro per la passeggiata, anche se ultimamente si fanno vedere quasi sempre solo 3 di loro, il Capo, il Vice e il Piccoletto, un meticcio cane da caccia, con bellissime orecchie pendule, della stessa identica stazza di Maske, con la quale è diventato molto amico, tra l'altro. Siamo diventati amici, o almeno buoni conoscenti, io parlo con loro e Bianca, Maske e Dolly ci giocano, giocano a rincorrersi, ad acchiapparsi, si inseguono a vicenda. Bruto ovviamente, da bravo cane asociale, non ha nessun interesse a giocare con altri cani maschi, ma si limita a sorvegliare le sue femmine che socializzano, a controllare che nessuno di quelli si prenda troppe libertà, per il resto li ignora nel suo solito modo pacato e distaccato. Solo se, una volta che i giochi finiscono e noi continuiamo per la nostra strada, i nuovi amici ci vengono dietro per troppo tempo, allora Bruto si ferma, si gira, gli brontola contro e  aspetta che loro si ritirino, per poi trotterellare di nuovo nella direzione di casa.
immagine a scopo illustrativo, fonte: http://www.ideazampa.com
Spesso sento le lamentele di persone che hanno paura di passeggiare, da sole o con un proprio cane, dove ci sono gruppi di randagi, perché temono aggressioni, temono per se stesse e/o per il proprio cane, "perché i randagi in branco diventano aggressivi". Io posso solo dire che non ho mai avuto problemi, è importante rispettare i territori, rispettare alcune regole di comunicazione. La conoscenza di questo gruppo di cani ha confermato quel che pensavo da prima, e cioè che i grandi gruppi di cani liberi formano una famiglia molto ben organizzata con il rispetto delle gerarchie come regola base. Fate caso al capofamiglia, si riconosce subito; solitamente è un cane (non per forza maschio) non solo forte e coraggioso, ma anche molto intelligente e poco propenso alla violenza. Non bisogna mai fare l'errore di urlargli contro o, peggio ancora, mulinare le braccia e fare gesti inconsulti, i cani non sono serpenti che vanno messi in fuga con il chiasso. Se proprio incontrate dei cani minacciosi, battete un piede, e probabilmente loro scapperanno, perché molti randagi hanno grande timore degli esseri umani, è difficile che aggrediscano un uomo, di solito vogliono semplicemente essere lasciati in pace e non vogliono che si invada il loro territorio. Stabilito che non si vuole invadere il territorio e sicuramente non si vuole far loro del male probabilmente lasceranno passare senza problemi.
E' affascinante osservare come cani estranei tra di loro comunicano, i loro rituali, segnali che spesso sfuggono all'occhio umano, ma di certo non sfuggono mai all'occhio canino. Negli incontri diplomatici tra due ambasciate bisogna affidare la mediazione agli ambasciatori esperti, e non sempre lo siamo noi esseri umani.

12 febbraio 2014

Sorgenkind


In tedesco il termine Sorgenkind viene da "Sorge", cioè "preoccupazione" e "Kind", cioè "figlio/bambino". E' un termine che indica un bambino o figlio problematico, che ti dà più e particolari preoccupazioni, siano essi di natura psicologica, di comportamento oppure fisica.
Ho sempre pensato che il mio Sorgenkind fosse Poldo, il cane fifone, brontolone, che non vuole uscire di casa e giardino, il cane complessato che litiga con il fratello ogni volta che si sente insicuro. L'ho pensato fino al 6 novembre 2013, quando un fulmine a ciel sereno è caduto sulla nostra famiglia e abbiamo scoperto che Dolly è epilettica.
Poche volte in vita mia mi sono spaventata come quel giorno a trovarmi la mia principessina in convulsioni, rigida, con la schiuma alla bocca, gli occhi sbarrati e senza vita, ero convinta che stesse morendo sotto i miei occhi, i pensieri più irrazionali sfrecciavano nella mia mente, tipo che avesse mangiato qualcosa di velenoso, cosa impossibile, visto che era a casa dove non c'è assolutamente nulla di nocivo a portata dei cani.
Poi la crisi è finita e la ripresa di Dolly è stata rapidissima, tant'è che che si è lanciata allegramente dal finestrino della macchina ferma, dove l'avevamo infilata di corsa per andare dal veterinario.
Nel mese successivo ha avuto altre crisi, quindi con il veterinario abbiamo deciso di iniziare la terapia farmacologica e più o meno siamo tornati alla normalità, mentre io cercavo di informarmi sull'epilessia canina, leggendo, parlando con i veterinari e soprattutto confrontandomi con altri che in famiglia hanno un cane o gatto epilettico, cercando di reprimere la mia paura di questo male del quale in fondo si sa molto poco. 
Dopo 40 giorni di pace Dolly ha avuto un'altra crisi, il vet diceva che era normale, che era comunque un successo, e l'abbiamo accettato, tanto non si può fare altrimenti. Non sapevo ancora che questa crisi sarebbe stata il preludio a ore infernali. 
Questa prima crisi da quando avevamo iniziato la terapia il giorno dopo è stata seguita da altre 4, e ho iniziato a sospettare l'arrivo di crisi a grappolo. Purtroppo avevo ragione. Anche se sapevo che poteva succedere, anche se ero stata avvertita, niente e nessuno poteva prepararmi psicologicamente ai successivi giorni, quando la mia cagnetta ha avuto 10 crisi in 30 ore, a raffica, crisi che le facevano perdere il controllo della vescica, la lasciavano spossata e soprattutto molto molto disorientata.
Non trovo le parole giuste per descrivere cosa si prova a vedere il proprio cane tanto amato in quelle condizioni, è terrificante quando vedi il cane che si irrigidisce e sai che sta per avere una crisi, corri per assisterlo, ma l'unica cosa che puoi fare è impedire che sbatta con la testa e si faccia male, somministrargli del valium per dargli sollievo, tenerlo fermo e sussurrargli parole dolci quando la crisi finisce, per calmarlo, per fargli sentire che ci sei, sempre e comunque, pulirlo con delicatezza dalla bava e dall'urina, tenergli vicina dell'acqua, perché dopo la crisi ha una sete infinita e una fame vorace. Il  senso di impotenza che provavo è indescrivibile, la paura, la preoccupazione, la pena nel vedere la mia Principessa che dopo le crisi girovagava per casa senza meta, inciampando, barcollando, sbattendo contro le pareti e bloccandosi contro un qualsiasi ostacolo, con quello  sguardo spaesato e vacuo. Poi crollava spossata e si addormentava,  per poco tempo, perché ecco che arrivava una nuova crisi.
Non mi vergogno di ammettere che io stessa ero esausta, ad un certo punto l'ansia ha avuto la meglio, mi sono chiusa in bagno per 5 minuti a dare sfogo all'angoscia, a piangere, sommessamente per non fare sentire né a Dolly né agli altri il mio dolore, la mia paura. La tensione era immensa, ogni minimo rumore mi faceva scattare, non riuscivo a chiudere occhio nemmeno per qualche minuto, per rilassarmi un attimo. I pensieri più cupi mi tormentavano, fino al punto di pensare che le crisi non sarebbero più finite, che Dolly avrebbe riportato dei danni e cose simili.
Forse avrei dovuto aspettare il 14 febbraio per scrivere questo post, ho letto che San Valentino non solo è il patrono dell'amore, ma anche degli epilettici, però alla fine l'amore vale sempre, e a questo punto voglio ringraziare le persone che mi sono state vicine, virtualmente, ma non per questo in maniera meno preziosa; grazie agli amici virtuali che mi hanno dato consigli e con amore e affetto hanno mandato un abbraccio e solidarietà. Voglio in particolare ringraziare una strega buona, una persona della quale non so nemmeno il nome reale, ma che in piena notte, quando non  sapevo più come distrarmi e dove sbattere la testa, mentre la mia Dolly finalmente sembrava tranquilla, è rimasta al computer per darmi consigli, ma soprattutto per ascoltarmi e darmi conforto, a condividere con me quello che ha imparato vivendo con il suo cane, il bellissimo Basquiat, che soffre dello stesso male di Dolly. Mi ha aiutato più di quanto possa dire, quindi mi limito a ripetere: GRAZIE

Da 10 giorni Dolly non ha più avuto crisi. Ci ha messo una settimana per riprendersi del tutto, per non inciampare più, per tornare la cagnetta vispa che è sempre stata. Certo, la vita cambia, i barbiturici e sicuramente la malattia stessa rendono Dolly un po' meno vivace, ma lei è una cagnetta allegra, e questo di certo la aiuta a non farsi sottomettere dal male. 
Non sappiamo se, ma più che altro quando le crisi torneranno, può essere fra un giorno, una settimana, un mese, un anno o più anni. Quando succederà sarà nuovamente terribile, niente e nessuno può abituarti alla spaventosa immagine di un cane in crisi epilettica, ma ci dobbiamo convivere e quindi lo facciamo. Dolly è entrata a far parte di quelli che la mia amica Livia chiama i Diversamente Perfetti (e qui chiedo alla sua indimenticabile Yui di vegliare su Dolly da oltre il Ponte Arcobaleno); non ne sono felice, ma accetto la responsabilità di garantire alla mia Dolly perfettamente imperfetta la vita migliore che possa offrirle. Non comprenderò mai come ci possano  essere persone che abbandonano senza scrupoli il proprio cane o gatto appena scoprono che ha un problema di salute e concludo citando mia madre: 
"In famiglia il Sorgenkind, il figlio che per un motivo o per un altro ti dà maggiore pena è anche il figlio a cui tieni di più, il figlio che vuoi proteggere a tutti i costi, che non mollerai mai, qualsiasi cosa accada. Una madre ha un posto speciale nel cuore per il suo Sorgenkind, non lo ama più di altri figli, ma lo ama con un'intensità diversa."