Confesso
che la prima volte che me li sono trovati di fronte, al buio durante la
passeggiata notturna, mi sono spaventata: un gruppo di 9 cani, randagi o
comunque cani liberi, alcuni di loro di taglia grande, tutti abbaianti e tesi.
Io ero con Bianca, Maske, Dolly e Bruto, quest’ultimo al guinzaglio lungo, le
altre tre libere. Ci siamo bloccati, tutti e cinque.
Normalmente
quando durante l’uscita con i miei pupi incontro dei cani liberi sono
tranquilla, mando Bianca in avanscoperta, lei è la più esperta e diplomatica della
banda, la più brava a capire le intenzioni dell’altro cane. Questa volta, però,
ci trovavamo davanti un intero gruppo di cani, tutti abbaiavano e saltellavano
nervosi, un cagnolone grandissimo, peloso e imponente davanti a tutti, con una
voce profonda e un atteggiamento diffidente. Stavano proteggendo un territorio,
forse una cucciolata, là dietro da qualche parte, era primavera inoltrata … la cosa peggiore che poteva succedere era che partissero tutti
insieme contro di noi, per me sarebbe stato impossibile gestire una rissa tra i
miei 4 cani e loro 9. Dolly, cauta come sempre, era appiccicata alle mie gambe,
Bruto, tesissimo piazzato davanti a me, per fortuna al guinzaglio, Bianca e
Maske davanti a noi, tese anche loro, ad annusare l’aria con fare protettivo. Bianca
mi guardava con la domanda stampata sul muso “Che faccio? Ci vado?” “Sì”, le ho
risposto, “vai, ma piano piano, fai attenzione! Noi siamo dietro di te,
tranquilla.”
Così
Bianca si avvicina piano al capo del gruppo, un meticcio di cane da gregge
impressionante, a pelo lungo bianco e nero, alto, fiero e attento. Lui abbaia,
Bianca rallenta ancora di più i passi, ma non si ferma, coda e schiena dritta,
la testa leggermente abbassata, ogni tanto annusa per terra senza distogliere
lo sguardo da lui, il Capo. Subito dietro di lei c’è Maske, la mia piccolina
che ha il terrore degli essere umani, ma affronterebbe qualunque altro cane del
mondo senza paura. Il Capo fa qualche passo verso Bianca, anche lui ha un vice
subito dietro. Sembra un incontro diplomatico tra due ambasciate. Io osservo,
pronta, insieme a Bruto, ad eventualmente scattare in avanti, ma per ora ci
teniamo in disparte, lasciamo fare questo lavoro delicato a chi di competenza.
Finalmente
il Capo smette di abbaiare, e così smettono anche gli altri 7 dietro di lui. Fa
ancora qualche passo verso Bianca e Maske, il suo Vice si prende di coraggio e
lo supera per avvicinarsi a Maske. Allora Bianca gira la testa di scatto verso
lui, ringhiando sommessamente e rizzando il pelo della nuca, minacciosa, la sua sorellina non si tocca. A quel punto il Capo mi sorprende, anzi, ci sorprende tutti: fa uno scatto verso il Vice, gli prende la nuca fra le fauci, piano, senza fargli male, e lo spinge indietro, poi gli lascia la nuca e gli dà un buffetto amichevole col muso. Il Vice capisce, rispetta l'autorità e rimane indietro. Il Capo torna a concentrarsi su Bianca, la tensione è sensibilmente diminuita, in tutti noi presenti. Il Capo si avvicina, Bianca gli va incontro, i tartufi si toccano, le code battono frenetiche, e finalmente inizia il rituale dell'annusarsi. Dopo il Capo tocca al Vice, e quando anche lui si è annusato per bene con Bianca si può finalmente anche avvicinare Maske.
Il tutto è durato circa venti minuti, ed è successo un paio di mesi fa. Ormai li incontriamo ogni 2 o 3 giorni, ogni volta che facciamo quel particolare giro per la passeggiata, anche se ultimamente si fanno vedere quasi sempre solo 3 di loro, il Capo, il Vice e il Piccoletto, un meticcio cane da caccia, con bellissime orecchie pendule, della stessa identica stazza di Maske, con la quale è diventato molto amico, tra l'altro. Siamo diventati amici, o almeno buoni conoscenti, io parlo con loro e Bianca, Maske e Dolly ci giocano, giocano a rincorrersi, ad acchiapparsi, si inseguono a vicenda. Bruto ovviamente, da bravo cane asociale, non ha nessun interesse a giocare con altri cani maschi, ma si limita a sorvegliare le sue femmine che socializzano, a controllare che nessuno di quelli si prenda troppe libertà, per il resto li ignora nel suo solito modo pacato e distaccato. Solo se, una volta che i giochi finiscono e noi continuiamo per la nostra strada, i nuovi amici ci vengono dietro per troppo tempo, allora Bruto si ferma, si gira, gli brontola contro e aspetta che loro si ritirino, per poi trotterellare di nuovo nella direzione di casa.
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immagine a scopo illustrativo, fonte: http://www.ideazampa.com
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Spesso sento le lamentele di persone che hanno paura di passeggiare, da sole o con un proprio cane, dove ci sono gruppi di randagi, perché temono aggressioni, temono per se stesse e/o per il proprio cane, "perché i randagi in branco diventano aggressivi". Io posso solo dire che non ho mai avuto problemi, è importante rispettare i territori, rispettare alcune regole di comunicazione. La conoscenza di questo gruppo di cani ha confermato quel che pensavo da prima, e cioè che i grandi gruppi di cani liberi formano una famiglia molto ben organizzata con il rispetto delle gerarchie come regola base. Fate caso al capofamiglia, si riconosce subito; solitamente è un cane (non per forza maschio) non solo forte e coraggioso, ma anche molto intelligente e poco propenso alla violenza. Non bisogna mai fare l'errore di urlargli contro o, peggio ancora, mulinare le braccia e fare gesti inconsulti, i cani non sono serpenti che vanno messi in fuga con il chiasso. Se proprio incontrate dei cani minacciosi, battete un piede, e probabilmente loro scapperanno, perché molti randagi hanno grande timore degli esseri umani, è difficile che aggrediscano un uomo, di solito vogliono semplicemente essere lasciati in pace e non vogliono che si invada il loro territorio. Stabilito che non si vuole invadere il territorio e sicuramente non si vuole far loro del male probabilmente lasceranno passare senza problemi.
E' affascinante osservare come cani estranei tra di loro comunicano, i loro rituali, segnali che spesso sfuggono all'occhio umano, ma di certo non sfuggono mai all'occhio canino. Negli incontri diplomatici tra due ambasciate bisogna affidare la mediazione agli ambasciatori esperti, e non sempre lo siamo noi esseri umani.